Attraverso l’Occhio di Horus, simbolo di protezione e unità, esploriamo la fratellanza e i legami familiari, reinterpretando il papiro n. 1003 in chiave contemporanea.

Per ritrovare noi stessi dobbiamo riscoprire il mondo che ci circonda e non perdere la speranza.

Ti sei mai chiesto cosa ci sia dopo la morte?
Gli antichi Egizi trascorrevano l’intera vita a prepararsi per un viaggio sicuro nell’ultratomba. Una delle prime prove era il giudizio della dea Maat: il cuore del defunto veniva pesato contro una piuma. Credevano che un cuore puro e privo di colpe non dovesse essere più pesante di quella piuma.
Ma cosa accadeva se non si superava questo giudizio?
Ecco una breve storia che prova a rispondere a questa domanda.
Questo video si ispira al papiro che racconta la serie di prove da superare per raggiungere Aaru, il paradiso della più antica civiltà egizia.

Osiride, dio dell’aldilà, diventa il simbolo di una domanda eterna: cosa c’è dopo la morte?
In ogni mito creato dall’umanità per dare un senso alla fine emergono paure e speranze condivise, come un filo invisibile che ci unisce tutti.

Che cosa ha da dirmi un uomo senza testa?

Può un’antica regina, che racchiude in sé le anime di due civiltà, avere la risposta alla domanda che tutti ci poniamo almeno una volta nella vita: “chi sono io, realmente?”

Nel fragile equilibrio tra luce e ombra, una ragazza intraprende un viaggio, sarà la leggerezza del cuore a determinare il suo destino.

Un antico reperto legato a Osiride riemerge dal passato. Chi lo trova è costretto a confrontarsi con un vecchio rimpianto mai guarito.

Una maschera funebre che unisce la memoria antica degli Egizi al ricordo personale di mia madre.